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FOMO: cos’è, come nasce e come la psicoterapia può aiutare a gestirla

  • Immagine del redattore: Marco Devastato
    Marco Devastato
  • 3 nov
  • Tempo di lettura: 4 min

Viviamo in un’epoca in cui siamo sempre connessi, ma non sempre presenti. Scorriamo i social, controlliamo le notifiche, guardiamo le vite degli altri e, spesso, sentiamo di perdere qualcosa. Questa sensazione ha un nome: FOMO, acronimo di fear of missing out , cioè la paura di restare esclusi da esperienze, notizie o relazioni che percepiamo come importanti.


Non si tratta solo di curiosità o di voglia di partecipare. La FOMO è una forma di ansia sociale che spinge a restare costantemente connessi, anche a costo di sacrificare sonno, concentrazione e benessere emotivo.


Cos’è la FOMO e da dove nasce

FOMO - cause e sintomi

La FOMO nasce da un bisogno umano universale: sentirsi parte di qualcosa. Quando questo bisogno di appartenenza non viene soddisfatto, si genera una tensione interna, un misto di ansia, confronto e paura di essere tagliati fuori.


I social media negli ultimi anni hanno amplificato questa sensazione. Ogni notifica, foto o storia diventa una piccola “prova” che altri vivono esperienze migliori. La mente reagisce con un senso di urgenza: “E se stessi perdendo qualcosa di importante?”


Secondo le teorie più recenti, la FOMO è strettamente collegata a:

  • bisogni sociali insoddisfatti, come la ricerca di conferme e appartenenza;

  • ricompense intermittenti, cioè l’imprevedibilità con cui riceviamo notifiche e like, che stimola i circuiti di dopamina;

  • bassa tolleranza all’incertezza, che spinge a controllare continuamente il telefono.


FOMO e salute mentale

Diversi studi scientifici hanno dimostrato che livelli elevati di FOMO sono associati a:

  • ansia e stress costanti;

  • umore depresso e calo dell’autostima;

  • difficoltà di concentrazione e riduzione della qualità del sonno;

  • isolamento sociale, nonostante l’iperconnessione;

  • identità fragile.

Più si cerca di essere presenti ovunque, più si rischia di disconnettersi da sé stessi.
FOMO - effetti sulla salute mentale

FOMO e rendimento: quando la distrazione diventa abitudine

Nelle scuole e nei luoghi di lavoro, la paura di esclusione sociale si manifesta come distrazione continua: gli studenti con alti livelli di FOMO mostrano risultati peggiori, e chi teme di “perdere qualcosa online” fatica a concentrarsi per lunghi periodi.


Il controllo costante di consa gli altri stanno facendo in nostra assenza, diventa un comportamento automatico, spesso inconscio. Il paradosso è che pur di essere partecipi di ogni tipo di esperienza, si finisce per perdere l'importanza dell'essere presenti nel qui ed ora.


L’effetto sui rapporti e sul comportamento

FOMO e relazioni autentiche

Sul piano relazionale, la FOMO alimenta il confronto, la gelosia e il bisogno di conferma. Si può arrivare a vivere le relazioni come competizioni, misurandone il valore in termini di visibilità e approvazione esterna.


Alcuni studi mostrano anche che chi manifesta un disperato bisogno di inclusione sociale, tende a ridurre la lealtà verso esperienze o persone, cercando sempre qualcosa di più stimolante. È una forma di instabilità che svuota la capacità di godersi ciò che si ha.


La terapia come spazio di appartenenza autentica

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A volte, il bisogno di appartenere ci fa dimenticare chi siamo davvero. Ci spinge a compiacere, ad adattarci, a confondere l’inclusione con l’amore. Ma l’appartenenza autentica nasce solo quando smettiamo di rincorrere gli altri e iniziamo ad accoglierci.


Nel metodo terapeutico di Renaissance, la relazione non è solo strumento, ma luogo di riscoperta.


L’obiettivo non è "guarire" dalla paura del rifiuto, ma riconoscere il valore dell’unicità personale, imparando a stare nella relazione senza annullarsi. È un processo di ri-educazione emotiva che porta la persona a smettere di cercare conferme esterne e a costruire una nuova appartenenza: quella verso sé stessa.


Il caso di Francesca: ritrovare sé stessa dopo la paura di essere esclusa

Francesca aveva imparato a dire "sì" anche quando avrebbe voluto dire "no".

Sorrideva per abitudine, si adattava ai gusti delle sue amiche pur di non restare sola.

Ogni scelta era un tentativo di essere accettata, ma col tempo quel bisogno di appartenenza l’aveva allontanata da sé.


Non sapeva più cosa le piacesse davvero, chi fosse, cosa desiderasse. Anche l’amore era diventato un riflesso dello sguardo altrui, non una scelta personale.


Quando arrivò in terapia, parlava a voce bassa, come se anche le sue parole potessero essere giudicate. Soffriva di attacchi di panico, dormiva poco e provava nausea ogni volta che doveva incontrare le amiche. Il corpo aveva iniziato a parlare al posto suo, raccontando una sofferenza profonda: quella dell’esclusione.


Tutto iniziò a cambiare quando raccontò di Sara, la sua migliore amica.

Sara era brillante, energica, la leader del gruppo. Con lei, Francesca si sentiva viva e riconosciuta.

Ma da qualche tempo Sara aveva cominciato a escluderla, uscendo con le altre senza invitarla.

Ogni rifiuto era come una ferita antica che si riapriva.


Dietro quel dolore si nascondeva la bambina che cercava lo sguardo della madre senza trovarlo.

Una madre che amava le figlie più forti, più razionali, quelle che "sanno stare al mondo".

Così Francesca aveva imparato a nascondere la propria dolcezza, la sua parte tenera e sensibile.

La stessa parte che, da adulta, non riusciva più a riconoscere come un valore.


Il percorso terapeutico è stato un viaggio di ritorno verso quella parte dimenticata. Abbiamo lavorato sul diritto di essere empatica, bisognosa di contatto, autentica.


Col tempo, Francesca ha imparato che non doveva più guadagnarsi un posto, ma semplicemente abitarlo.


Ha iniziato a scegliere amicizie che la rispecchiavano, relazioni che la nutrivano invece di svuotarla.

E quando ha smesso di chiedersi se fosse abbastanza per le altre, ha scoperto di poter esserlo finalmente per sé stessa.


Forse la libertà più grande è questa: sentirsi parte di sé, prima che di chiunque altro.

Se senti che la FOMO sta influenzando la tua serenità o il tuo benessere relazionale, i professionisti di Renaissance possono aiutarti a costruire un nuovo equilibrio. Per fissare un primo incontro, scrivici qui.



Fonti e approfondimenti

  1. Przybylski, A.K. et al. (2021). Fear of Missing Out and Motivation. PMC11583681

  2. Wegmann, E. et al. (2021). FOMO: Theoretical Overview and Origins. PMC8283615

  3. Blackwell, D. et al. (2023). FOMO and Mental Health. PMC10150542

  4. Alt, D. et al. (2019). FOMO and Academic Performance. PMC6745416

  5. Balta, S. et al. (2024). FOMO and Moral Behavior. PMC11542806

  6. Przybylski, A.K. & Murayama, K. (2020). FOMO and Social Media Impact. PubMed 32674020

  7. Bayer, J.B. et al. (2023). Combating FOMO on Social Media. PMC7504117

  8. Zhu, C. et al. (2025). FOMO and Experience Choice. PMC7192437


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