Quando non camminiamo allo stesso passo: la distanza relazionale come gesto d’amore
- Marco Devastato
- 10 nov
- Tempo di lettura: 3 min
Nelle relazioni, arriva un momento in cui ci accorgiamo che l’altro non cammina più al nostro stesso passo. Il ritmo cambia, l’intesa si fa meno immediata, e sentiamo un piccolo strappo dentro. Ma forse, proprio lì, comincia qualcosa di più vero.
Viviamo in una società che spesso confonde vicinanza con amore. Pensiamo che amare significhi condividere tutto: tempo, pensieri, emozioni. Eppure, la troppa prossimità può togliere respiro alla relazione, trasformando la cura in controllo e la compagnia in dipendenza.
A volte, la distanza non è una mancanza d’amore, ma il modo più sano per ritrovare se stessi dentro la relazione. Un amore maturo sa alternare presenza e libertà.
Cos’è la distanza relazionale

La distanza relazionale è il movimento naturale che avviene tra due persone che si amano. Ogni legame ha un ritmo fatto di avvicinamenti e pause. È come un respiro: avvicinarsi è inspirare, allontanarsi è espirare. Quando questo equilibrio si spezza, la relazione si irrigidisce.
Rispettare la distanza dell’altro significa dire "Non ti trattengo, ti riconosco".
È un gesto d’amore che lascia spazio alla libertà e alla fiducia reciproca.
La distanza nella coppia come occasione di crescita
A volte, la distanza è uno spazio che fa bene. Permette a ciascuno di ascoltarsi, di capire cosa si prova, di ritrovare energia. Quando impariamo a vivere questo spazio senza paura, la relazione non si indebolisce: si rinnova.
Secondo uno studio condotto dagli psicologi Edward L. Deci e Richard M. Ryan, le coppie che rispettano i tempi individuali mostrano livelli più alti di soddisfazione e fiducia reciproca.
L’amore non è stare sempre insieme, ma restare connessi anche quando si è lontani.
Da dove nasce la paura della distanza

Molti fraintendimenti nascono da come abbiamo imparato a vivere la separazione.Chi ha vissuto esperienze di abbandono o trascuratezza tende a leggere ogni allontanamento come un rifiuto.In questi casi, la distanza dell’altro riaccende paure profonde: di non essere scelti, di non valere abbastanza.
La maturità emotiva nasce quando impariamo a distinguere tra ciò che accade e ciò che sentiamo. A volte, l’altro non si allontana per mancanza d’amore, ma perché ha bisogno di ritrovarsi. Se restiamo in ascolto, possiamo scoprire che la relazione non si sta spegnendo — sta solo respirando.
La distanza come energia che trasforma
L’amore non è qualcosa da possedere, ma un flusso che va mantenuto vivo.Quando uno dei due si ritira o ha bisogno di silenzio, non sempre è un segno di fine: a volte, è il momento in cui l’amore cambia forma.
In psicoterapia, questo spazio viene chiamato spazio transizionale (Winnicott, 1953): un luogo dove possiamo elaborare le emozioni e rinnovare la nostra identità.Solo chi sa tornare a sé può poi tornare all’altro con una presenza più autentica.
Accettare la distanza significa accettare che l’amore non deve colmare tutto, ma accompagnare.
In terapia: imparare a stare nella distanza relazionale
Alla Renaissance Clinic, molte persone arrivano spaventate dalla distanza nelle loro relazioni.
Attraverso un percorso psicoterapeutico, imparano che:
non tutta la distanza è abbandono;
è possibile restare connessi anche nei momenti di silenzio;
la fiducia cresce quando smettiamo di controllare e iniziamo ad ascoltare.
In terapia, la distanza relazionale diventa un’esperienza trasformativa: da vuoto che spaventa, a spazio che fa respirare.
Conclusione: l’amore che sa stare anche nel silenzio
La distanza non è sempre un fallimento.Può essere una forma di rispetto, di ascolto, di libertà.A volte è il modo più profondo per dire “ti amo”: lasciarti essere, senza trattenerti.
Perché l’amore non si misura in metri né in tempo condiviso, ma nella capacità di restare accanto anche quando i passi si perdono.E forse, è proprio in quel silenzio che l’amore trova la sua voce più vera.
Se stai attraversando un momento di distanza nella tua relazione e vuoi capire come ritrovare equilibrio e connessione, scrivici su WhatsApp per parlare con uno dei professionisti di Renaissance.
Fonti bibliografiche
Deci, E. L. & Ryan, R. M. (2000). The “What” and “Why” of Goal Pursuits: Human Needs and the Self-Determination of Behavior. Psychological Inquiry, 11(4), 227–268.
Bowlby, J. (1988). A Secure Base: Parent-Child Attachment and Healthy Human Development. Basic Books.
Winnicott, D. W. (1953). Transitional Objects and Transitional Phenomena. International Journal of Psychoanalysis, 34, 89–97.
Owens, B. P. et al. (2016). Relational Energy at Work: Implications for Job Engagement and Job Performance. Journal of Applied Psychology, 101(1), 35–49.
Aron, A. & Aron, E. N. (1997). Self-Expansion Model and the Dynamics of Close Relationships. Advances in Experimental Social Psychology, 29, 325–357.
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